Patricia Urquiola, architetto e designer spagnola di fama mondiale, apre il suo studio a Milano nel 2001 occupandosi principalmente di product design, interni e architettura.
Ha collaborato con alcune delle più importanti aziende italiane e internazionali, alcuni dei suoi prodotti e progetti sono esposti nei principali musei di arte e design del mondo tra cui il MoMA di New York, il Musée des Arts Decoratifs di Parigi, il Victorian&Albert Museum di Londra e il Museo della Triennale di Milano.
Vincitrice di numerosi premi, riceve nel 2011 la medaglia d'oro delle belle arti dal governo spagnolo, premiata con l'Ordine di Isabella la Cattolica da Sua Maestà il Re di Spagna.
In vista del Fuorisalone 2021 l'abbiamo intervistata sul tema dell'abitare contemporaneo, sostenibilità e contesto creativo post-pandemia.
In ambito architettonico e sociale il tema dell’abitare è da sempre al centro del dibattito. In un momento storico così particolare come quello che stiamo vivendo, ricco di cambiamenti che avvengono rapidamente, secondo te quali sono i più significativi a cui stiamo assistendo?
Oggi abbiamo una diversa visione del futuro: stiamo perdendo l’abilità e la possibilità di fare piani e programmare la nostra vita e questo è qualcosa che non avremmo mai immaginato potesse succedere. Penso che questa situazione ci abbia insegnato ad avere sempre un piano B, a considerare tutte le variabili e tutti i fattori. In questo tempo di insicurezze e incertezze abbiamo bisogno di diventare sempre più anfibi e adattivi.
“In questo momento di insicurezze e incertezze abbiamo bisogno di diventare sempre più anfibi e adattivi”
Sostenibilità, attenzione per l'ambiente sono temi generali ma strettamente legati al vivere contemporaneo e del futuro. In che modo li sviluppi e li applichi al mondo della tua progettazione?
Un designer oggi deve rivolgere la sua attenzione alla durabilità di un progetto; dobbiamo utilizzare e interpretare i materiali in un modo migliore, avendo chiaro in mente il concetto di circolarità. Un processo di design sostenibile deve tenere in considerazione non solo l’uso e la ricerca di certi materiali, ma anche il processo produttivo, la logistica e il modo in cui il prodotto si disassembla alla fine del suo ciclo di vita. Un buon designer deve considerare anche il modo in cui un prodotto può essere riutilizzato. A me piace molto l’idea che a un certo punto, in un immediato futuro, useremo solo oggetti “riciclati” avendo costruito una nuova idea di bellezza.
Dal punto di vista creativo che contesto ritieni offrirà il post-pandemia?
In questo periodo di transizione e in un mondo post-pandemia il design può avere un ruolo cruciale per la definizione del “nuovo normale”.
Iniziando dal progettare gli spazi per la socialità, come i negozi o gli uffici che hanno bisogno di diventare fluidi e sempre più ibridi; anche le abitazioni dovranno essere più flessibili e ci sarà sempre più attenzione al risparmio energetico e alla relazione con il verde sia dentro che fuori alle nostre case. Oltre a questo, gli architetti sono chiamati a disegnare il tempo e il suo trascorrere così come a progettare nuovi comportamenti. Credo che questo momento storico sia davvero interessante e ricco di nuovi stimoli e sfide per noi architetti e designer.
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