Dall’inconfondibile casa progettata da Antti Lovag e acquistata dallo stilista Pier Cardin a quella della scultrice Claude Costy per l’artista Jöel Unal, passando per quella dell’architetto Graham Birchall in Australia.
L'architettura a bolle, meglio conosciuta come Bubble Architecture, è cresciuta fino a diventare quasi un manifesto dell’architettura moderna, perché racchiude in un’unica espressione utopica il progresso tecnologico e una nuova visione dell'architettura tradizionale.
La sua origine è riconducibile al primo gonfiabile, ovvero la mongolfiera brevettata da Joseph-Michel e Jacques-Étienne Montgolfier nel XVIII secolo. L'ingegnere americano Walter Bird diede successivamente ai gonfiabili una connotazione spaziale: inventò i 'radomes', involucri esterni strutturali e resistenti alle intemperie che proteggevano le antenne radar dell'esercito americano.
Da qui in poi prese piede il tema dell’architettura a bolle con la creazione di serre, capannoni gonfiabili, coperture per piscine. Alla fine degli anni Cinquanta, Frank Lloyd Wright collaborò con la United States Rubber Company per sviluppare un progetto unico e sperimentale chiamato "Fiberthin Air house”: sfruttava il nylon rivestito in vinile per creare spazi abitativi accessibili.
Ma non tutte le Bubble Architecture sono gonfiabili, in alcuni casi si tratta di vere e proprie abitazioni in cemento e mattoni. Qui di seguito abbiamo selezionato 10 progetti, in equilibrio tra architettura e scultura, dalle forme tondeggianti e giocose.
Negli anni Quaranta Wallace Neff progettò le Bubble Houses, note anche come Goodyear Balloon Houses. Erano quattro case a bolle d'aria o aeronautiche progettate e costruite nel Wigwam Resort a Litchfield Park, in Arizona. Furono demolite negli anni Ottanta.
I milanesi ricorderanno le famose case Igloo di via Lepanto, nel quartiere Maggiolina. Nel 1946, su progetto dell’Ingegnere Marco Cavallè, furono costruiti dei veri e propri igloo in cemento che avrebbero dovuto fungere da abitazione. Cavallè si ispirò alle architetture americane, che in quegli anni optavano per case a pianta circolare. Circa 50 metri quadrati distribuiti su due livelli, questi edifici rientrano nel novero delle architetture più iconiche della città. Furono demolite negli anni Sessanta: al giorno d’oggi ne sono sopravvissute solamente due.
In Francia, il Palais Bulles (Palazzo Bolle) fu progettato dall’architetto e designer ungherese Antti Lovag alla fine degli anni Settanta su commissione di un industriale francese e acquistato successivamente dallo stilista Pierre Cardin come dimora estiva. Dal 1999 l’edificio è stato incluso nella lista dei monumenti storici del Ministero della Cultura francese. Messo in vendita per una cifra esorbitante e mai venduto (400 milioni di euro), dal 2017 è stato adibito a complesso residenziale di lusso per brevi soggiorni o eventi.
Sempre in Francia e sempre negli anni Settanta l’architetto Claude Hausermann progettò una Bubble House a Uzès, nella regione dell'Occitania. Joel Unal, nel 1972 decise di costruire la bubble house disegnata dalla Hausermann utilizzando un telaio in acciaio spruzzato con cemento.
I lavori sono stati conclusi solo nel 2008, un cantiere decisamente protratto per anni. Oggi questa splendida residenza è in vendita.
C’è un’altra bubble house attualmente acquistabile, si tratta della casa dell’architetto Graham Birchall costruita tra il 1983 e il 1993 nella città di Ipswich, in Australia. È un’architettura studiata nei minimi dettagli unita di tutti i comfort possibili e immaginabili. Parliamo infatti di un totale di 20 stanze distribuite su tre livelli.
Restando nell’ambito dell’architettura, ma con una fruizione differente da quella abitativa, troviamo l’Eden Project, un complesso turistico in Cornovaglia che al suo interno ospita due delle più grandi biosfere al mondo che dal punto di vista formale richiamano un gonfiabile.
Simile a una cupola ma con destinazione d’uso totalmente differente è Tierra Fertil, una galleria d’arte itinerante disegnata da Norberto Miranda. Facile da trasportare e da montare.
L’architettura gonfiabile può assumere molteplici sfaccettature e utilizzi. Anish Kapoor e Arata Isozaki progettarono nel 2013 l’Ark Nova concert Hall a Matsushima, in Giappone. Si tratta di una membrana elastica viola gonfiabile che ricorda le forme di una melanzana. L’interno si compone di un unico spazio munito di tutti i servizi e le attrezzature necessarie per una sala concerti.
Anche in questo caso è la peculiare struttura gonfiabile a facilitarne trasporto, montaggio e smontaggio.
Installazione gonfiabile, non permanente, ma comunque degna di nota è quella progettata da Rem Koolhaas e Cecil Balmond per la Serpentine Gallery nel 2006. Il padiglione londinese si configurava come una bolla dalla forma ovoidale che fungeva da copertura all’anfiteatro sottostante. Poteva essere alzata o abbassata a seconda delle esigenze atmosferiche. Realizzata in materiale traslucido, ha ospitato un caffè e spazi per conferenze, programmi televisivi e incontri pubblici.
Per chiudere questo viaggio tra le Bubble Architecture segnaliamo l'installazione itinerante Homogenizing and Transforming World di TeamLab, un collettivo artistico internazionale composto da vari specialisti tra cui artisti, architetti, ingegneri e matematici, la cui pratica mira ad esplorare la relazione tra l'individuo, il mondo e nuove percezioni attraverso l'arte.
Presentata in diverse città tra cui Hong Kong, permette al visitatore è immerso in un mare di bolle che cambiano colore al tatto. Le sfere comunicano tra loro tramite una connessione wireless, trasferendo le informazioni l'una all'altra, così da assumere lo stesso colore.
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