L'intervista
La versione di Giacomo Moor sul Fuorisalone
Cosa ti aspetti da Fuorisalone Digital?
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Mi aspetto che sia un’opportunità di mettere in discussione e ripensare un sistema (fisico) che negli ultimi anni stava diventando sempre più confuso e schizofrenico e in cui, molte volte, si rischiava di perdere la centralità dell’aspetto progettuale.
Un luogo di sintesi in cui una selezione mirata di progetti siano raccontati attraverso contenuti di vario genere che ne aiutino a comprendere il processo creativo: talk, riflessioni, aneddoti, fallimenti. Penso che sia anche un’occasione importante per dilatare i tempi di fruizione dei lavori che durante la settimana del Salone devono essere consumati velocemente, con la perenne ansia di non riuscire a vedere tutto.
Contenuti video in tempo reale, da rivedere anche in un secondo momento, permettono di non perdersi nulla ma soprattutto di dare seguito a una settimana che richiede investimenti e sforzi enormi.
Il digitale cambierà il modo di vivere l’evento fisico in futuro?
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Siamo abituati ad una fruizione classica della fiera. Il suo modello in fondo non è molto cambiato in questi decenni. Uno spazio fisico espositivo dove camminare.
I contenuti video sono quasi assenti in questi spazi e l’aspetto esperienziale poco considerato o relegato al layout dello stand. In questo potrebbe esserci d’aiuto l’arte contemporanea, che lavora da tanti anni sul video e le installazioni legate a esso.
Non immagino assolutamente uno scenario in cui i mobili saranno sostituiti da video ma credo che un'integrazione con nuovi strumenti digitali possa essere interessante a comprendere più a fondo il pensiero progettuale.
Cosa pensi se dico Fuorisalone TV?
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Mi aspetto un canale che spieghi la professione del progettista attraverso contenuti video diversi, interviste, talk, ma anche dietro le quinte che aiutino a comprendere la complessità di una professione molto più articolata di quanto si creda.
Sarebbe interessante comprendere come il “progetto” possa essere ovunque e di come possa interagire con discipline e professionisti di altri ambiti non necessariamente legati al nostro sistema.
Uno strumento concreto e tangibile per aiutare le generazioni future a intraprendere o meno la professione del designer o dell’architetto.
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