L'intervista
La versione di Caterina Mosca Valerio Castelli sul Fuorisalone
Cosa ti aspetti da questa versione digitale del Fuorisalone?
_
Che riesca a tener vivo l’interesse della Design Week di Milano, stimolando il dibattito culturale e coinvolgendo un ampio pubblico internazionale.
L’edizione digitale cambierà il modo di vivere l’evento fisico?
_
Credo siamo tutti d’accordo nel dire che il digitale non sostituirà mai l’evento fisico ma certamente l’edizione digitale è un’opportunità di interazione maggiore con il pubblico, per comunicare prima, durante e dopo l’evento, per avere uno strumento interattivo e più inclusivo.
Vi occupate di progetti curatoriali, che futuro vedete nella vostra attività in un futuro ibrido tra fisico e digitale?
_
Il lavoro di curatela è prima di tutto un lavoro di pensiero quindi lo strumento digitale che si affianca al reale rappresenta un’opportunità in più, di arricchimento e approfondimento dei contenuti e soprattutto di interazione maggiore con il pubblico. Tutto questo è molto interessante e stimolante ma richiede anche lavoro e competenze maggiori e investimenti conseguenti.
Il grande successo ottenuto negli anni dal Fuorisalone come influisce e cosa comporta per chi come voi mira alla qualità dei contenuti e vuole anche promuove i giovani e le scuole di design?
_
Il successo ci inorgoglisce ma va gestito e protetto dalle speculazioni.
Il tema più scottante è quello della qualità dei contenuti, il successo del Fuorisalone dipende da questo. Qualità è capacità di selezione e questo non vuol dire automaticamente valore del brand sul mercato: dobbiamo non solo essere capaci di scegliere e individuare i giovani emergenti e le start up che presentano progetti innovativi e di ricerca ma anche dare loro l’opportunità di esporre e presentare il loro lavoro in modo appropriato e in spazi economicamente accessibili.
La lievitazione dei costi delle location e tutto il sistema dell’accoglienza della città non favorisce certamente chi non ha le risorse economiche per farlo e rende sempre più difficile anche il nostro lavoro: ogni anno dobbiamo competere con i brand del lusso internazionale che si appropriano senza badare a spese delle location più prestigiose per operazioni di marketing prive di interesse.
Chi è proprietario delle location vive il Fuorisalone come un’occasione per fare cassa e certamente è poco interessato a promuovere la cultura del progetto, l’innovazione e la ricerca.
Le istituzioni e la Pubblica Amministrazione certamente sono le uniche che possono e devono proteggere il Fuorisalone da questo pericolo e dalle speculazioni.
La cosa più strana che ti è successa durante il Fuorisalone?
_
Sono state due.
La prima è che ci siamo conosciuti durante un Fuorisalone agli inizi degli anni 2000.
Da lì è nata la nostra unione e MoscaPartners.
La seconda è sicuramente l’annullamento della disponibilità di una location a 10 giorni dall’apertura della Milano Design Week. È successo nel 2014 quando avevamo affittato uno spazio di proprietà militare. Come si può immaginare avevamo tutto pronto per iniziare gli allestimenti, la comunicazione era partita, ecc. una situazione drammatica che avrebbe potuto tramutarsi in una tragedia anche dal punto di vista economico, una specie di preview da Covid 19. Invece, come spesso succede, la tragedia si è trasformata in opportunità.
In due giorni siamo riusciti a trovare la location alternativa: abbiamo convinto il Ministero dei Beni Culturali a darci per la prima volta Palazzo Litta e ad aprirlo al pubblico del Salone. I progetti sono stati adattati in tempi record ai nuovi spazi ed è diventato il successo che conoscete.
La cosa fondamentale che hai scoperto o imparato al Fuorisalone?
_
La Milano Design Week nel suo complesso (Fuorisalone e Salone) è un evento straordinario, unico al mondo, inclusivo, profondamente democratico: un punto d’incontro e confronto internazionale, un’occasione di contatto e scambio di opinioni, un arricchimento e uno stimolo continuo. È il mondo che si muove e si incontra in pochi giorni in un luogo creando il terreno fertile di cui si nutre la creatività. È dal confronto aperto e senza barriere che nascono le idee.
© Fuorisalone.it — Riproduzione riservata.